Urban Carbon Farming: il CiC per la sostenibilità del verde urbano

da | Mag 30, 2025 | askanews

Napoli, 29 mag. (askanews) – Una proposta per rigenerare il verde delle città attraverso lo Urban Carbon Farming. È questo il progetto lanciato da Napoli, dal Consorzio Italiano Compostatori in occasione del Green Med Expo & Symposium. Il CiC è stato protagonista dell’incontro ‘Urban Carbon Farming: il suolo è alleato contro il riscaldamento globale’, un approfondimento dedicato all’uso della ‘risorsa compost’, ottenuta dalla raccolta differenziata, per la creazione e rigenerazione del verde urbano.Così Massimo Centemero direttore generale Consorzio Italiano Compostatori: ‘L’urban carbon farming è riportare un po’ nelle nostre città il concetto di Carbon Farming perché le nostre città hanno del verde, il verde che serve a noi per il benessere, per il vivere quotidiano, il verde sportivo, il verde ricreativo e quindi l’idea è di riportare gli stessi concetti che poi sono l’agricoltura, quindi la conservazione della fertilità organica dei suoli, la diminuzione delle emissioni, riportarle anche nelle nostre città, rappresentando noi il consorzio italiano compostatori, vogliamo partire da quella che è l’applicazione della sostanza organica in quelle che sono le nostre città’.Dall’incontro, poi, è emersa l’importanza di una applicazione più rigorosa dei Criteri Ambientali Minimi da parte dei Comuni: perché secondo i criteri, stabiliti dal Mase, le impurità nei rifiuti organici non dovrebbero superare il 5%, mentre oggi sono al 7,1%, in peggioramento dal 2020.A spiegarlo è Lella Miccolis, presidente Consorzio Italiano Compostatori: ‘Per quanto riguarda la qualità, purtroppo, questo dato è abbastanza allarmante, nel senso che siamo arrivati ad una percentuale media nazionale del 7,1 per cento, quindi se è media vuol dire che abbiamo dei territori addirittura che esprimono una qualità peggiore di questa e con l’effetto trascinamento, che significa che non ci ritroviamo alla fine scarti dal trattamento pari al 7,1 % di quello che è entrato nell’impianto, ma va moltiplicato più o meno per 3, quindi c’è molto da fare. In quanto io dico sempre che la raccolta differenziata non è il fine ma il mezzo, il fine, lo dice l’Europa, ma secondo me lo dice l’ambiente, è l’effettivo riciclo, cioè la capacità di trasformare un rifiuto in una risorsa”. Per Miccolis, poi esiste anche un problema ambientale: ‘C’è un problema di non effettivo riciclo, c’è un problema di costi, perché negli impianti si generano dei costi che ricadono ovviamente sui comuni, e dai comuni ricadono sulla Tari. Se noi cittadini compiamo bene il nostro gesto, se le amministrazioni comunali fanno bene i loro bandi di gara e se chi deve controllare controlla effettivamente si risparmia e ne giova l’ambiente’.In Italia si producono circa 2 milioni di tonnellate di compost e circa 200 milioni di Sm3 di biometano. Il nostro Paese presenta un panorama infrastrutturale consolidato con una rete capillare ed efficiente per il trattamento biologico dell’organico, con 363 impianti, a testimonianza di un impegno concreto verso la gestione di questa frazione di rifiuto. Così Massimo Centemero direttore generale Consorzio Italiano Compostatori: ‘Come CiC abbiamo più o meno l’80-85 % di rappresentatività di tutte le aziende che riciclano la frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata. Produciamo 2 milioni di tonnellate. L’Italia è un grande paese perché ha una copertura della raccolta differenziata soprattutto della frazione umida, che supera il 90% e non avviene in nessun paese europeo, abbiamo creato un vero sistema industriale e questo Urban Carbon Farming non è altro che un’altra possibilità’.Il Consorzio Italiano Compostatori chiude la kermesse napoletana con un importante accordo con la Regione Campania. A spiegaro è sempre la presidente Consorzio Italiano Compostatori: ‘In realtà fa parte di una prassi consolidata del Consorzio Italiano Compostatori che storicamente si mette a fianco delle regioni per assisterle in cosa? Innanzitutto nella loro pianificazione perché le Regioni sono responsabili della pianificazione di tutta la filiera, quindi la raccolta e poi ovviamente il trattamento in termini di impianti’. I due Enti uniranno infatti le forze per promuovere ed implementare una efficiente gestione dei rifiuti organici a livello regionale, partendo dalla corretta raccolta differenziata, fino alla valorizzazione dei prodotti derivanti dal loro trattamento.

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