Foggia, 27 giu. (askanews) – A San Giovanni Rotondo ha fatto tappa la campagna “CAR-T – Il futuro è già qui”, promossa da AIL, l’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma, per informare e fare rete tra pazienti, medici e istituzioni. Abbiamo parlato con Giuseppe Toro, Presidente nazionale AIL: “In questa seconda edizione di Futurage qui abbiamo toccato i centri più importanti Bologna, Milano e Roma e oggi qui a San Giovanni Rotondo vuole essere un momento di testimonianza e di impegno affinché la terapia CAR-T possa essere presente in tutto il territorio nazionale e questo per andare incontro alla qualità di vita dei malati”.L’obiettivo della campagna, giunta alla sua seconda edizione, è chiaro: costruire una cultura condivisa su queste terapie e rendere il futuro accessibile a tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Le terapie CAR-T infatti rappresentano una delle rivoluzioni più promettenti contro i tumori del sangue. A sei anni dal loro arrivo in Italia, queste cure avanzate – basate sulla modificazione dei linfociti T – stanno cambiando la vita di centinaia di pazienti. È poi intervenuto Michele Carella, Direttore UO Ematologia e Centro Trapianti CSE Fondazione IRCCS Casa Sollievo della sofferenza: “Sicuramente rispetto alla terapia tradizionale hanno dimostrato di essere molto più efficaci soprattutto in questo setting di pazienti con malattia recidivata o refrattaria e prima questi pazienti avevano davvero poca speranza di guarire e di avere una sopravvivenza lunga dalla malattia, libera dalla malattia”. La Rete Ematologica Pugliese si conferma un esempio di integrazione e innovazione, in prima linea anche nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta grazie all’impiego delle terapie CAR-T. Al momento sono oltre 40 i Centri italiani accreditati alla loro somministrazione. Infine abbiamo parlato con Domenico Pastore, direttore UO Ematologia e centro trapianti ospedale Perrino di Brindisi:”Il 90% dei bambini che effettuano questa terapia rispondono alla terapia e ci sono però 11% di pazienti che sono refrattari e in questo caso si può utilizzare la metodologia CAR-T che in pratica utilizzare le cellule autologhe T, i linfociti del paziente, ingegnerizzarli e poi riutilizzarli per far sì che queste cellule vengano poi rinfuse, attacchino, distruggano le cellule tumorali maligne”.Le CAR-T rappresentano dunque una nuova speranza concreta per molti pazienti, soprattutto quelli colpiti da forme gravi come la leucemia linfoblastica acuta. Informare, investire e collaborare resta la chiave per rendere queste terapie accessibili a tutti.
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