A Palazzo Ducale di Gevova Jacopo Benassi Libero!

da | Lug 14, 2025 | askanews

Genova, 14 lug. (askanews) – Fino al 14 settembre 2025 Palazzo Ducale di Genova ospita negli spazi della Loggia degli Abati Jacopo Benassi Libero! a cura di Francesco Zanot: in un percorso che è una grande installazione, in cui la fotografia si ibrida con scultura, performance, musica e pittura, la mostra esplora il mondo dell’artista e la sua produzione dal 2018 al 2025. L’esposizione è un’interrogazione sul ruolo della fotografia oggi e sulla sua capacità di resistere e confrontarsi con il contemporaneo. Per Benassi la fotografia è infatti uno strumento di azione e trasformazione, non soltanto di rappresentazione, e l’immagine è un dispositivo aperto. Completa la mostra un’opera inedita – che sarà poi trasferita al Museo di Arte Contemporanea Villa Croce per entrare a far parte della collezione permanente – prodotta da Jacopo Benassi nel corso della residenza presso Palazzo Ducale a cura dell’Associazione BLU – Breeding and Learning Unit di Genova. L’artista ha trasferito per cinque settimane a giugno 2025 il suo studio nelle sale del palazzo e ha aperto il suo atelier al pubblico attraverso un calendario di appuntamenti, attività performative, conversazioni, workshop, in cui produzione, partecipazione e sperimentazione si sono intrecciate. Il progetto è sostenuto da Strategia Fotografia 2024, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.Il curatore Francesco Zanot ha parlato ad Askanews dell’esposizione/installazione: “Questa mostra raccoglie il lavoro di Jacopo Benassi nel corso degli ultimi sette anni. Dal 2018 Jacopo ha cominciato a lavorare non soltanto con la fotografia, ma anche sulla fotografia, vale a dire sul linguaggio fotografico: combinando inizialmente diverse immagini tra di loro, dittici, trittici, multipli, e arrivando poi a un linguaggio molto complesso in cui oltre alle fotografie si sommano nelle sue opere, che a questo punto prendono il nome di Stratificazioni, altri oggetti, dipinti che lui realizza, ma anche oggetti che trova, gessi, calchi e altro. In questo modo Jacopo realizza delle sculture fotografiche. La materia e la pelle della fotografia sono protagoniste del suo lavoro”. Le fotografie di Benassi sono fatte per dare fastidio, sono interferenze, sono un dispositivo che consuma tutto ciò che rappresenta invece di conservarlo. La fotografia diventa terreno di scontro e di smantellamento delle convenzioni.Jacopo Benassi, che ha realizzato per l’inaugurazione la scritta “Benassi lotta contro la condanna della fotografia” all’esterno della mostra, ha descritto il suo modo di lavorare e di approcciarsi a questa mostra: “Non ho fatto niente io, ho solo creato delle connessioni, dei contatti, dei punti d’incontro, dei cortocircuiti. Penso di essere bravo a fare queste cose e queste cose mi danno vita, perciò vivo attraverso queste cose. Ho prodotto tutto questo grazie a tutte queste cose che sono state generate. Non riesco a fare una mostra al tavolino. Ho voluto vivere filando e cambiando idee, spostando, litigando, discutendo… la mostra è nata così”. Francesco Zanot ha concluso: “Abbiamo deciso di allestire questa mostra mettendo la maggior parte delle opere a terra: in questo modo si dà il senso di una mostra che viene aperta al pubblico il giorno prima della sua definizione. Questo perché il lavoro di Jacopo è un lavoro che si concentra tra le altre cose anche sull’imperfezione, sul fallimento, sul non finito. Si tratta appunto di un concetto fondamentale del suo lavoro negli ultimi anni che abbiamo voluto trasferire anche nell’allestimento. Le opere a terra si appoggiano sulla stessa superficie dei visitatori: è dunque un modo per incontrare le opere senza essere sovrastati dai lavori. Quest’opera non richiede un atteggiamento di contemplazione, ma richiede un atteggiamento di immersione nel lavoro per cui letteralmente occupiamo la stessa posizione delle opere e partecipiamo alla loro definizione”.

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