L’artista spagnolo che ha trasformato il dolore in arte e Motril (Andalusia) in un nuovo polo culturale contemporaneo.
Michele Vanossi

José María Bea non dipinge solo quadri. Costruisce mondi emotivi, strati dell’anima, paesaggi interiori. Le sue opere, espressioniste e astratte, sono attraversate da una tavolozza potente: il blu del mare, l’oro barocco, il nero del dolore, il rosa della fragilità, il bianco dell’essenza. Ogni opera è un frammento autobiografico. E ogni collezione è un percorso di rinascita.

Artista autodidatta, Bea ha esposto a New York, Milano, Roma, Dubai, Città del Messico. Ma ha scelto di restare in Andalusia, dove ha fondato la sua Art Gallery Internacional, nel cuore di Motril, oggi sempre più al centro delle rotte creative mediterranee.

Nel suo studio, il rito creativo si ripete come un cerimoniale: silenzio, musica, corpo libero da tensioni e piedi nudi sul pavimento. “Così mi collego con il mio io profondo. Solo in questo stato posso dipingere davvero”, spiega. Le sue opere nascono spesso stese al suolo, dipinte in orizzontale, come se il gesto pittorico si facesse danza, corpo, vita.
L’opera che lo ha consacrato si chiama Resilienza: un’esplosione di colori e materia che racconta le battaglie interiori, le cadute e le risalite. È stata esposta a Roma, New York, Dubai. Proprio negli Emirati Arabi, Bea ha ricevuto una menzione speciale per la collezione Salud Mental, che affronta temi come depressione, schizofrenia e solitudine: “L’arte può essere uno strumento di consapevolezza, anche terapeutico”, sottolinea.

Ma è anche l’amore a essere protagonista di molte sue tele. Come nella serie “I peccati dell’amore”, cinque quadri intensi che affrontano temi delicati come la menzogna, il tradimento, la delusione. O come nell’opera dedicata alla “chimica tra due anime”, in cui i colori dialogano come emozioni contrapposte: razionalità e passione, luce e ombra, fusione e separazione.
Tra i suoi soggetti più emblematici, anche Marilyn Monroe: “Una donna bellissima e fragilissima, divorata dal suo stesso mito. In lei ho visto molto di me”, confessa. Nello studio privato, infatti, campeggiano diverse immagini della diva.
Il sogno? “Fare di Motril un crocevia culturale. Con la mia galleria voglio offrire uno spazio aperto ad artisti emergenti e maestri affermati, creare sinergie, accogliere eventi internazionali. L’arte può rigenerare anche un’intera comunità”.

La sua cifra stilistica è ormai inconfondibile. Le sue opere sono pubblicate nei principali cataloghi d’arte spagnoli della AEPE. La reinterpretazione in 3D dell’infanta Margherita d’Austria di Velázquez è stata realizzata con una tecnica che ha scoperto durante il suo soggiorno a New York. Proprio grazie alla padronanza di questa tecnica, ha attirato l’interesse di importanti collezionisti internazionali. “Ho cercato di mantenere le tonalità originali del maestro, ma trasformandole in chiave astratta. È stato un lavoro tecnico, ma anche emozionale.”

Oggi, José María Bea è un artista riconosciuto, ma non dimentica da dove è partito. E ogni giorno, tra la costa e il suo atelier, continua a cercare nuove visioni. “L’arte è ciò che resta. È il nostro ricordo nel tempo. È la nostra verità più profonda che trova finalmente una forma”.

📍 Indirizzo Galleria
Art Gallery Internacional by Bea José
Calle Nueva, 60, 18600 Motril (Granada), Spagna
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Telefono: +34 607 98 22 89
Email: josemariabea@icloud.com
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