Un memoir tra luce e ombra: la bellezza spietata di Cipria

C’è qualcosa di profondamente autentico in Cipria, un memoir che sfida le convenzioni del romanzo di formazione per trasformarsi in un’esplorazione viscerale dell’identità e della memoria. Piero Bellotto scrive con una prosa densa, sensoriale e a tratti spietata, portando il lettore in un viaggio emotivo che attraversa il dolore, la ricerca di sé e il bisogno di essere accettati, prima di tutto da se stessi.

La storia di un rapporto viscerale e complesso

La storia ruota attorno a Piero, un ex-danzatore che, di fronte alla notizia della morte della madre, è costretto a ripercorrere le tappe della sua esistenza, fatte di legami spezzati, traumi mai risolti e un’irrequietezza che sembra accompagnarlo da sempre. Il rapporto con Lula, madre ingombrante e misteriosa, è il cuore pulsante del romanzo: una relazione fatta di amore e conflitto, di segreti e di assenze, che si intreccia con la figura inquietante di Mamau, il lato oscuro del protagonista, sempre pronto a emergere nei momenti di maggiore vulnerabilità.

Una crescita fisica e interiore 

Ma Cipria è anche il ritratto di un uomo che cerca disperatamente di dare una forma al proprio vissuto. Lo vediamo bambino, vittima di bullismo e giudizi, adolescente in fuga dalla provincia per costruirsi un’identità a Milano, giovane uomo che si muove tra amori tossici, esperienze estreme e il costante bisogno di sentirsi parte di qualcosa. Bellotto racconta tutto questo senza artifici, con una scrittura che avvolge e ferisce allo stesso tempo, alternando momenti di struggente bellezza a frammenti di pura disperazione.

Un universo di contrasti

Quello di Cipria è un universo fatto di contrasti: la delicatezza del titolo si scontra con la durezza della narrazione, la ricerca di amore si intreccia con l’incapacità di accoglierlo davvero, il bisogno di rinascere si scontra con il peso di un passato che non smette di farsi sentire. È un libro che lascia un segno, che mette a nudo le contraddizioni dell’essere umano e che mostra come, anche nelle ferite più profonde, possa nascondersi un germe di bellezza. Un debutto letterario potente e sincero, che merita di essere letto e ricordato.

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